Microbiota del Liquido Seminale: Nuove Frontiere nella Ricerca Fertilità Maschile

Il dibattito su questo argomento è ancora circoscritto, malgrado l’aumento degli studi scientifici, ma potrebbe rivestire un ruolo significativo per le coppie desiderose di concepire. Il microbiota del liquido seminale, una comunità di microorganismi presente, ad esempio, nell’intestino o sulla pelle, e che, quando in equilibrio, contribuisce al nostro benessere, potrebbe avere un possibile coinvolgimento nella fertilità.

Lactobacillus iners e l’infiammazione

Uno studio condotto dall’Università della California, pubblicato su Nature Scientific Reports, ha esaminato campioni di liquido seminale provenienti da 73 uomini di età pari o superiore ai 18 anni, selezionati per una valutazione della fertilità o una consultazione sulla vasectomia dopo aver già avuto figli.

Tra i 27 uomini con motilità spermatica ridotta, è stata riscontrata una maggiore presenza di Lactobacillus iners rispetto ai 46 uomini con motilità spermatica normale.

Ricerche precedenti hanno evidenziato che il Lactobacillus iners potrebbe generare acido lattico, creando potenzialmente un ambiente localmente pro-infiammatorio che potrebbe influire negativamente sulla motilità dello sperma.

È noto che la presenza di questo batterio in determinate quantità è essenziale, ad esempio, nel microbiota vaginale, ma un eccesso potrebbe ridurre i tassi di fertilità e favorire le vaginosi batteriche.

I ricercatori californiani hanno osservato anche che in 20 campioni con concentrazione spermatica ridotta, i batteri Pseudomonas fluorescens e Pseudomonas stutzeri sono risultati più comuni rispetto ai 53 campioni con conteggio spermatico normale.

Uomini e problematiche legate alla fertilità

Tuttavia, i risultati suggeriscono che i microbi correlati potrebbero non sempre presentare una correlazione diretta con la fertilità.

“L’infertilità maschile si riferisce all’incapacità di un uomo di causare una gravidanza spontanea entro un determinato periodo (12-24 mesi) caratterizzato da attività sessuale non protetta, considerando naturalmente una partner femminile con ciclo ovulatorio normale, tubi di Falloppio pervi, assenza di anomalie uterine e muco cervicale normale.

Il fattore maschile isolato rappresenta circa un terzo delle cause di infertilità di coppia. La composizione del microbiota del liquido seminale influisce sulla fertilità”, spiega Sandro La Vignera, endocrinologo e ricercatore in Scienze andrologiche, professore associato di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Catania e autore di numerose ricerche scientifiche su questo argomento.

“I dati stanno aumentando, il livello di evidenze in questo campo è certamente in continua crescita. Lo studio del microbiota del liquido seminale è un aspetto della diagnostica dedicato all’analisi dell’infertilità maschile, non routinaria ma con grandi potenzialità per migliorare la comprensione delle forme cosiddette ‘idiopatiche’ o ‘sine causa’, ovvero uomini apparentemente normospermici ma con spermatozoi incapaci di fertilizzare.

Lo studio, benché limitato da una casistica ridotta, si focalizza su un ceppo specifico di lattobacilli in grado di alterare la percentuale di spermatozoi mobili attraverso un meccanismo – l’eccessivo accumulo di acido lattico – favorendo la creazione di un microambiente infiammatorio e ossidativo, due elementi dannosi per la fertilità.”

Fattori di rischio nella sfera della fertilità

La fertilità è influenzata da molteplici fattori. “Attualmente, l’età della donna continua a essere il principale elemento che influenza il parametro della concezione naturale”, continua l’esperto.

“La qualità degli ovociti gioca un ruolo determinante nel compensare eventuali difetti moderati degli spermatozoi.

Per quanto riguarda l’uomo, i rischi che spesso persistono senza manifestare gravi disturbi includono: aumento dei leucociti nel liquido seminale (leucocitospermia); varicocele avanzato senza altre cause concomitanti nello stesso paziente; diminuzione dei livelli di testosterone; fattori metabolici, soprattutto l’obesità viscerale; tabagismo; consumo eccessivo di alcol; malattie sessualmente trasmissibili; uso improprio di farmaci che interferiscono con la funzione endocrina testicolare”.

Un parametro sottovalutato ma di facile misurazione

“In Italia e nel resto del mondo, circa un uomo su quattro presenta una lieve diminuzione del volume testicolare, un fattore strettamente correlato alla conta degli spermatozoi, e una variazione di almeno uno dei parametri seminali di primo livello, tra cui concentrazione, motilità e morfologia”, afferma l’endocrinologo.

“C’è una mancanza di sensibilizzazione sulla prevenzione primaria dell’infertilità maschile. La transizione dall’assistenza pediatrica a quella del medico di famiglia durante il passaggio alla pubertà è un momento critico.

“È essenziale che durante questo passaggio si valuti adeguatamente il volume testicolare. Attualmente, non c’è l’abitudine di comunicare al paziente i dati ottenuti dalla misurazione del volume testicolare tramite un orchidometro, uno strumento di facile utilizzo che dovrebbe avere lo stesso rilievo della valutazione dell’altezza, più comunemente conosciuta e condivisa tra i medici”.

Possibili cambiamenti nelle terapie

Sebbene il microbiota più studiato sia quello intestinale, utilizzato per combattere infezioni come la Clostridium difficile attraverso il trapianto fecale, al momento non siamo al medesimo livello di comprensione nell’ambito della fertilità maschile, precisa lo specialista.

Tuttavia, il riconoscimento di alcune specie di lattobacilli in grado di influenzare la funzione endocrina testicolare potrebbe aprire nuove vie terapeutiche per correggere le anomalie dei parametri spermatici e migliorare la fertilità maschile.

“Il plasma seminale presenta una sua specifica composizione di microbiota e microbioma, che varia in base allo stato di salute delle ghiandole sessuali accessorie come prostata, vescicole seminali ed epididimo. Queste ghiandole sono responsabili della maggior parte della produzione di plasma seminale, con le vescicole seminali che ne producono fino al 60%”.

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