Pressione Sanguigna e sale nascosto: Cosa dovresti sapere

Abbassare la pressione sanguigna di quasi 10 punti in soli sette giorni… È il risultato straordinario emerso da uno studio recente pubblicato su Jama.

E sì, 10 punti sono significativi, tanto da essere paragonabili all’efficacia della maggior parte dei farmaci per il controllo della pressione.

Questa ricerca coinvolgeva individui tra i 50 e i 75 anni, comprendendo un totale di 213 partecipanti. Tra di essi c’erano coloro con pressione sanguigna normale (25%), soggetti con pressione alta controllata efficacemente tramite farmaci (20%), individui con pressione alta non controllata (31%) e persone con pressione alta non trattata (25%).

Insomma, si trattava di un campione abbastanza rappresentativo che copriva una vasta gamma di casi possibili.

I partecipanti hanno seguito due tipi di diete, ciascuna per una settimana e invertendo poi per la seconda settimana: una dieta ad alto contenuto di sodio e una dieta a basso contenuto di sodio (da ricordare che il sodio è il componente del sale da cucina che può influire sull’aumento della pressione sanguigna).

Per essere più precisi:

  • La dieta ad alto contenuto di sodio prevedeva circa 2 grammi di sodio aggiunti alla normale alimentazione quotidiana (pari a circa 5 grammi di sale).
  • Mentre la dieta a basso contenuto di sodio prevedeva un totale di soli 500 milligrammi di sodio al giorno.

Il surplus di sale può essere letale.

I risultati sono inequivocabili: il calo della pressione arteriosa, passando da una dieta ad alto contenuto di sodio a una a basso contenuto, ha coinvolto il 75% dei partecipanti, indipendentemente dai loro valori di pressione iniziali o dall’assunzione di farmaci.

Questo è un punto cruciale poiché, sebbene ci siano individui più o meno sensibili al sale, è fondamentale notare che questo studio si aggiunge ad altri che confermano queste conclusioni. Diverse meta-analisi, tra le pubblicazioni scientifiche più autorevoli, supportano queste scoperte.

Un ulteriore conferma del legame tra l’assunzione di sale e i livelli di pressione, uno dei principali fattori di rischio per infarti e ictus, è evidenziato da un rapporto quasi lineare. Questo significa che:

  • Maggiore è il consumo di sale, più la pressione sanguigna aumenta.
  • Riducendo il consumo, la pressione tende a diminuire.

Questa relazione è così cruciale che ha spinto l’OMS ad affrontare direttamente la questione, poiché nei Paesi occidentali il consumo medio di sale è eccessivo, arrivando a 10 grammi al giorno rispetto ai consigliati 5 grammi come limite massimo. Quest’eccesso è associato a quasi due milioni di morti all’anno nel mondo.

Qual è il sale pericoloso?

Iniziamo con un esempio, e prendiamo in considerazione il sale che aggiungi alla pasta o usi per condire l’insalata. Ridurne l’uso è sicuramente un buon inizio, ma per la maggior parte delle persone, la fonte principale di sodio è legata al consumo di alimenti confezionati e piatti pronti, che contengono quantità sproporzionate di sale per renderli saporiti.

Un esempio? Basta pensare a 100 grammi di bresaola, che possono contenere fino a 4 grammi di sale, che è l’80% del limite giornaliero raccomandato. Ma anche cracker, grissini e pane industriale hanno un impatto significativo.

Purtroppo, anche in molti ristoranti, si esagera con il sale. Possiamo a fare un esperimento: prova per un giorno intero a leggere le etichette di tutto ciò che mangi (tutto!) per sommare gli apporti di sale. Il risultato sarà sorprendente e istruttivo. Nessun cibo industriale è esente da un alto contenuto di sale, compresi i dolci.

Il legame tra sale e pressione è così rilevante che le cliniche Mayo hanno sviluppato una dieta specifica, chiamata dieta DASH, per trattare l’ipertensione. Questa dieta si focalizza sulla riduzione del sodio e sull’aumento dell’assunzione di potassio, un minerale che, al contrario, aiuta a ridurre la pressione arteriosa. Abbiamo appena toccato questo argomento parlando di dieta e pressione.

In conclusione, dall’analisi approfondita della letteratura, emerge in maniera inequivocabile una solida correlazione tra l’assunzione di sale e la pressione sanguigna.

Studi di diverso genere, tutti metodologicamente robusti e complementari tra loro, hanno evidenziato che una ridotta assunzione di sale si associa a un minor rischio di malattie cardiovascolari, mortalità generale e allo sviluppo di altre patologie, come malattie renali, tumori gastrici e osteoporosi.

Ciò che emerge in modo chiaro è un legame causa-effetto con un chiaro trend dose-risposta. Questo legame ha solide basi biologiche, coinvolgendo diversi meccanismi fisiologici complessi e interconnessi, tra cui l’omeostasi dei liquidi, meccanismi ormonali e infiammatori.

Inoltre, ipotesi più recenti esplorano la risposta immunitaria e il ruolo del microbioma intestinale in questo contesto.